Gentili Amici ,
Il mio parroco durante l’omelia di due domeniche fa, non ricordandone il nome, ha etichettato l’ astronoma italiana Margherita Hack: “ quella vecchia brutta” e ha aggiunto: “che non perde mai occasione di definirsi atea”.
Vi confesso,Amici, che l’episodio è stato per me motivo di turbamento.
Innanzitutto è contrario alla prassi cristiana offendere il prossimo, specialmente se ciò viene fatto da un rappresentante della chiesa nello spazio che la comunità dei fedeli gli affida per l’approfondimento della Parola di Dio.
L’espressine di vecchia , sgraziata nella scelta del vocabolo, non sembrerebbe correlata alle freschezza intellettuale della scienziata di fama internazionale, che invece mostra ancora un’intatta vivacità mentale,propria di una giovane studentessa entusiasta del proprio proficuo lavoro.
Il “ brutto “ nell’estetica della cultura occidentale è espressione di disordine ,di deteriorato in antitesi alla visione della natura , armonica e vivificante. Il “brutto“, perciò, rimanda sempre nell’immaginario collettivo al concetto di corruttibile e di morte. Ebbene, la visione del Gesù di Nazareth rifugge da una mera valutazione del bello estetico. Il bello si identifica nel buono ; l’osservazione estatica dell’armonia di forme cede il posto nella visione evangelica all’operosa etica dell’umana solidarietà. Per Gesù, vincitore della vita sulla corruttibilità della morte , il concetto di brutto non esiste. Tutte le manifestazioni del creato sono opere perfette della mano del Padre ( Gn,1).
Queste considerazioni, gentili Amici, voglio sperare siano note al mio parroco.
Mi chiedo ,allora, forse è la pubblica professione di ateismo della signora Hack a indurlo a non miti esternazioni verbali? Come è possibile allora, Amici, che dopo quarant’anni dal Concilio Vaticano II, dove si postula che tutti gli uomini sono chiamati senza distinzione all’abbraccio del Padre comune ( Gaudium et Spes), si continui a ridicolizzare tutti quei fratelli fuori dalla chiesa cattolica, condannandoli sulla base delle loro affermazioni, senza il ben che minimo sforzo per scoprire in essi spesso un’infinita ricchezza umana? Come si può progettare la pace, se noi cristiani continuiamo a ghettizzare gli uomini sulla base di credi religiosi o di pensiero? Come non riconoscere allora i segni della Rivelazione, quando si manifesta nel sacrificio estremo di uomini,pubblicamente miscredenti , ma testimoni coraggiosi della verità, della giustizia, della pace? Come può l’amore universale di Dio scartare come rifiuti gli esseri umani?
Eppure allo zelante parroco la verità di tutto questo era dischiusa là, sotto i suoi occhi, nella pagina del passo evangelico della domenica (Gv 6,60), dove si dimostra che non tutti i chiamati sono pervasi dalla Fede.
Lo stesso Pietro, che ha riconosciuto in Gesù il Dio della vita ( Mt 16,16 – Gv 6,68 ), nella notte per la delusione del mancato trionfo del Messia davidico, fuggirà via dal Maestro.
La vicinanza fisica a Gesù nella prima comunità come nelle chiese di oggi, non vuol dire automaticamente riconoscerlo realmente .Solo chi, si mette dietro di Lui e ne imita lo stile di vita,improntato all’amore e all’attenzioni per i bisogni del prossimo,dedito all’ascolto e al pacifico confronto coi i diversi, pronto al perdono e alla comprensione, lungi dal giudicare o dal condannare, può dirsi veramente cristiano. Paradossalmente nei Vangeli saranno i lontani: peccatori manifesti, prostitute esposte al pubblico ludibrio, esattori di tasse al servizio degli odiati romani, pagani impuri, e tutta la schiera degli anonimi individui , emarginati e senza speranza che si trasformeranno in collaboratori convinti e coerenti di Gesù, a differenza dei più vicini: discepoli e parenti compresi, che o abbandoneranno il loro Maestro o dovranno passare attraverso un percorso di fede lungo e travagliato prima di raggiungere la piena conversione.
Carissimi Amici, pensate allora che i motivi del mio smarrimento siano stati fondati e meritano cristiana condivisione? Vi confesso, comunque, la mia tentazione: quella di uscire voltando in segno di disapprovazione le spalle allo zelota…, scusatemi, allo zelante parroco.
Scognamiglio Vincenzo
San Giorgio A Cremano - Napoli
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